1.6.12

Territorio

Arte e storia in Bregaglia svizzera

Tra le emergenze storiche, oltre alla torre Belvedere a Maloja, voluta a fine ’800 dal conte belga Camille de Renesse in stile medievale e terminata nel 1903, si segnalano a monte di Casaccia gli importanti ruderi della chiesa di San Gaudenzio, costruita a inizio ’500 ancora in stile gotico sul luogo in mezzo al bosco dove la tradizione vuole che sia stato martirizzato Gaudenzio nel IV secolo, uno dei primi che predicarono in zona il Cristianesimo. In seguito al diffondersi della Riforma protestante, la sera della festa dell’Assunta, il 15 agosto 1551, la chiesa fu seriamente danneggiata e resa inservibile e da allora è allo stato di rudere. Data la sua rilevanza architettonica, unico esempio di stile gotico in tutta la valle, e dato il suo significato storico, si intende ora provvedere al suo restauro e riuso come luogo culturale.

L’abitato di Casaccia era sorvegliato da una torre posta sul dosso a nord, di cui oggi sopravvivono alcune murature. Percorrendo la strada statale che attraversa il paese si nota a sud un edificio cinquecentesco, voluto dai Gadina , con architrave del portale decorato da una scritta religiosa e da esemplari notevoli di “stüa” all’interno, cioè locali interamente rivestiti in legno, prevalentemente di cirmolo. Vicosoprano è il borgo principale della parte svizzera di valle. Svettano nell’abitato la casatorre due-trecentesca, a sei piani, ampliata nel 1580 da Rudolf von Salis, e la torre rotonda del Pretorio o casa comunale del 1583. Davanti alla facciata di quest’ultimo edificio è la pietra della gogna o berlina, dove venivano legati per qualche ora, a seconda dei casi, i responsabili di reati minori. Nella torre si sottoponevano a torture gli indagati, essendo queste contemplate dagli statuti per estorcere confessioni nei processi, compresi quelle delle presunte streghe, a cui il pittore Kuhn ha dedicato un grande dipinto a pianterreno dell’edificio. Al primo piano è la caratteristica “stüa” della sala riunioni.

Nella piazzetta del paese si affaccia la chiesa barocca della Trinità, nata riformata, a differenza di quella di San Cassiano sul versante opposto, già cattolica. Quest’ultima è dedicata allo stesso santo titolare della chiesa principale nell’antica Piuro nella stessa valle, ma nella parte italiana, e si raggiunge valicando la Maira su un ponte cinquecentesco a schiena d’asino. Conserva all’interno, pur nascosto da una tavola, un notevole frammento di affresco con il busto di un grande san Cristoforo con il bambino sulle spalle, che, risalendo al XII secolo, costituisce la testimonianza più antica tuttora esistente nella parte elvetica di Bregaglia.

Poco oltre, tra la strada statale e la Maira, è un masso-avello, delimitato da una cornice, antica tomba di qualche personaggio, forse militare, di probabile origine medievale, ma, secondo alcuni, ben più antico. A Coltura sorge il castello di Castelmur, nato nel 1723 come casa della famiglia Redolfi, alla quale nel 1854 il nuovo proprietario Giovanni Castelmur ha applicato lungo il lato sud una facciata turrita in stile moresco, con la collaborazione dell’ingegnere-architetto Giovanni Crassi-Marliani, del capomastro Giovanni Pedrazzini e del pittore Gaspare Tirinanzi. Acquistato nel 1961, appartiene oggi al Comune di Bregaglia, che ne ha fatto sede di museo e dell’archivio di valle. Nelle vicinanze, su un colle avvolta dal bosco, è la suggestiva chiesa di San Pietro, sulla cui parete di fondo è un affresco della Resurrezione, opera di Augusto Giacometti.

E siamo alla Müraja, di cui si è già parlato. Si aggiunge che i Castelmur, rientrati nel secondo ’800 dalla Francia dov’erano emigrati, facendo fortuna, ricomperarono le terre dei loro avi alla Müraja, dove sorgeva anche l’unica chiesa plebana della Bregaglia a monte: è la chiesa di Nossa Donna, di cui sopravvisse il campanile romanico, essendo il resto stato diroccato al tempo dell’affermarsi della Riforma protestante. I Castelmur fecero ricostruire la chiesetta, facendone il sepolcro di famiglia e, nei pressi, edificarono una casa di abitazione. Sul versante opposto, nel bosco di Cudìn, sopravvivono due pilastri troncoconici in muratura appartenuti all’antico patibolo.

Sotto la Müraja è l’abitato di Promontogno, attraversato da una stretta via delimitata da antiche case che sfociano in una piazza alberata ad alto fusto, da cui di gode una vista impareggiabile del pizzo Badile. Sull’area si affaccia il grande storico albergo Bregaglia, costruito nel 1875-76 su progetto dell’architetto Giovanni Sottovia di Vicenza. È un esempio di hotel tardo ottocentesco molto scenografico e solenne, con una imponente scala interna al centro, in corrispondenza dell’entrata principale.

A Bondo, dopo la processione di crotti e due cortine di antiche case che racchiudono una stradina, si giunge alla piazza, con un’ampia fontana, un tempo insostituibile per la vita quotidiana, e quindi alla chiesa cinquecentesca di San Martino. Sia la facciata che l’interno sono decorati con affreschi dell’epoca raffiguranti scene del santo patrono e san Cristoforo all’esterno, l’Ultima Cena nella parete destra interna e il Cristo pantocratore tra evangelisti e santi nell’abside. Da notare sulle case sigle e date antiche affrescate o incise sugli architravi con motti religiosi in italiano. Tra le case spicca per ampiezza e solennità il palazzo Salis, voluto nel 1766-67 dai coniugi Gerolamo Salis e l’inglese Mary, sposatisi nell’abbazia di Westminster a Londra, e terminato nel 1775 ad opera dell’architetto Francesco Croce di Milano.

Prima del paese di confine, sulla sinistra della Mera, su un masso è incisa una misteriosa scritta, ritenuta etrusca, anche se si nutrono seri dubbi sulla sua antichità. Salendo a Soglio, il villaggio in posizione dominante a quota 1095, da cui si gode un’ampia panoramica sulle cime delle Retiche oltre i 3000 metri e sul fondovalle in territorio sia svizzero che italiano, si incontra il ricco seicentesco palazzo Salis, da cui uscirono i Salis Soglio che si affermarono in tutta Europa.

A Castasegna, il paese svizzero più a valle in Bregaglia, è la solita tipologia di case antiche a delimitare la strada. Due le chiese: quella, più piccola, di San Giovanni Battista, originariamente cattolica, e quella seicentesca della Trinità, voluta dai protestanti su modello della chiesa di San Giuseppe, appena costruita dai frati cappuccini a Chiavenna, annessa al loro convento.

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